Il Folkstudio era un locale dove si faceva musica.
La prima collocazione era in via Garibaldi ed è là che venne anche Bob Dylan.
Renzo lo conobbe tramite Francesco De Gregori che invece lo frequentava precedentemente, quando era già stato trasferito in via Sacchi.
Era composto da due ambienti principali: il primo era il bar al quale si accedeva, dopo le scale, dalla biglietteria ed il secondo era la sala da concerto dove si entrava dal bar attraverso una tenda.
Questa sala aveva un palco di legno alto 40/50 cm posto contro la parete di fondo e di fronte, così come sul lato destro, vi erano file di sgabelli di legno scomodissimi. Sul palco c'era una sedia alta tipo sgabello da bar di legno rosso sulla quale ci si appollaiava e si cercava di tirare fuori il meglio dei nostri accordi e delle nostre anime.
Prima che si cominciasse a suonare e durante l'intervallo si ascoltava in tutti gli ambienti un disco jazz massacrato, sempre lo stesso.
Dimenticavo: si cantava senza amplificazione.
Il Folkstudio era un' invenzione di Giancarlo Cesaroni (oggi purtroppo non più tra noi), molto simpatico ma anche molto temuto da Renzo per i suoi giudizi alla fine di ogni esibizione. La sua compagna faceva i biglietti alla cassa (ciao, Gabriella) e a volte si scendeva solo per fare quattro chiacchiere con loro e bere qualcosa insieme. Era anche un punto di ritrovo, a volte ci si passava dopo cena, si vedeva chi c'era, ci si scambiava qualche novità e si andava via.
Dal Folkstudio sono passati un pò tutti, famosi e meno famosi, fra gli altri Venditti, De Gregori, Luigi Grechi, Locasciulli, Lo Cascio, Stefano Rosso, Gianni Togni, Dodi Moscati, Giovanna Marini e poi quelli che venivano da fuori Roma come Dalla, Guccini e mille altri.
Il sabato pomeriggio era open, cioè andavi da Giancarlo, gli davi il nome e cognome e, se c'era spazio, ti diceva "canti per quarto" e a quel punto avevi un pubblico pronto a batterti le mani, oppure no.
E sì, il Folkstudio era incredibile, ce ne siamo accorti ancora di più quando, trasferito per sfratto in una traversa di via degli Annibaldi, cominciò a declinare.
Ma gli anni che Renzo ricorda sono stati veramente formidabili e spera che queste poche righe abbiano dato l'idea di ciò che abbiamo vissuto.